Obbligo di ristrutturazione per classi energetiche basse

Sembra che l’obbligo di ristrutturazione per gli immobili che hanno una classe energetica inferiore alla E stia diventando realtà.

Se ne era già parlato nel 2021, quando la Commissione Europea aveva presentato un testo a tale proposito. Testo che, poco per volta, sta attraversando le varie fasi di approvazione.

L’iter di approvazione non è ancora concluso, e dunque occorre attendere un altro po’ per vedere come evolverà la situazione. Sembra comunque molto probabile che, a breve, una nuova direttiva costringerà molti proprietari ad adeguare le proprie abitazioni.

L’obbligo sarà quello di raggiungere, come minimo, la classe energetica E. Gli immobili che, al momento, si trovano in classe F o G necessiteranno di ristrutturazione. In un secondo tempo, toccherà anche agli altri.

Lo scopo finale è quello di arrivare progressivamente ad avere soltanto immobili con zero emissioni nocive.

Pertanto, cerchiamo di capire meglio quali sono le novità che potrebbero essere introdotte molto presto.

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Indice degli argomenti

Cos’è la certificazione energetica e origine della proposta

Innanzitutto, facciamo chiarezza: che cosa si intende per certificazione energetica?

In gergo tecnico si chiama APE e si tratta di un documento assolutamente necessario quando si procede con il rogito (in caso di compravendita di un immobile).

Su questo attestato, che può essere rilasciato soltanto da specifiche figure professionali, vengono riportate importanti informazioni. In particolare, viene stilato un profilo riguardante l’isolamento termico ed i consumi energetici.

Ad ogni immobile viene quindi assegnata una classe di appartenenza, contraddistinta da una lettera dell’alfabeto. Si parte dalla A in poi, e man mano che si sale significa che l’immobile non è risultato particolarmente “virtuoso” dal punto di vista del risparmio energetico.

La Commissione Europea, verso la fine del 2021, aveva avanzato una proposta che aveva già fatto abbastanza discutere. Ora sembra che il primo via libera possa arrivare il 24 gennaio 2023, per poi concludersi entro marzo.

Sono comunque state apportate alcune modifiche rispetto al testo iniziale. Intanto, in termini di date di scadenza. E poi anche per quanto riguarda eventuali sanzioni per chi non dovesse adeguarsi in tempo (saranno i singoli Stati a decidere in merito). Certo è che, come minimo, chi non ottempererà all’obbligo di ristrutturazione si ritroverà ad avere un immobile notevolmente ridotto come valore. Potrebbe diventare davvero difficile, se non impossibile, vendere una casa con una classe energetica non adeguata.

Obiettivo della direttiva e primi passi verso l'obbligo di ristrutturazione

La direttiva in questione ha come obiettivo principale la riduzione dell’inquinamento provocato dagli edifici.

Studi hanno dimostrato che, nell’Unione Europea, più di un terzo delle emissioni nocive deriva proprio dall’inefficienza energetica di molti immobili.

Ridurre le emissioni di gas serra è diventata una priorità, se vogliamo in qualche modo salvaguardare il nostro Pianeta. Ecco perché le Nazioni stanno lavorando molto per fare in modo che si possano raggiungere importanti obiettivi entro il 2050.

La proposta originaria è ancora in fase di valutazione da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea. Alcune modifiche sono già state apportate, soprattutto a seguito delle pressioni fatte da alcuni Paesi, in particolare Polonia e proprio Italia.

In linea di massima, questo potrebbe essere il piano da seguire per raggiungere un livello di edilizia molto più “green”:

 

    • Entro il 2030 gli immobili in classe F e G dovranno diventare più efficienti
    • Lo stesso dicasi per gli immobili in classe E, ma entro il 2033
    • Entro il 2040, stessa cosa anche per gli immobili in classe D
    • Entro il 2050 non dovranno più esserci edifici con emissioni nocive
    • Già a partire dal 2028, tutti gli edifici proprietà di enti pubblici dovranno avere zero emissioni

Gli immobili di interesse storico, che inizialmente erano stati inclusi, sembra che verranno esonerati dall’obbligo di efficientamento energetico. Idem le chiese e gli altri edifici di culto, per loro non ci sarà obbligo di ristrutturazione.

Anche per altre categorie potrebbero esserci esenzioni.

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La situazione in Italia

L’iter di approvazione inizierà il 24 gennaio e, presumibilmente, si protrarrà fino a marzo. Successivamente, la direttiva dovrà essere recepita dai singoli Stati. Pertanto, sarà poi cura di ogni Nazione stabilire regole precise che portino ad avere, man mano, edifici sempre più sostenibili.

Tutti i regolamenti che hanno a che fare con l’edilizia, i materiali, gli impianti, ecc., dovranno necessariamente essere rivisti. Sia pensando alle nuove costruzioni, ovvio, sia pensando a quelle vecchie (e in Italia ce ne sono ancora davvero tante) da ristrutturare.

Al giorno d’oggi, infatti, nel nostro Paese si stima che circa il 60% degli immobili sia ancora in classe F o G. Ciò fa comprendere quanto potrà essere impattante, per moltissimi italiani, questo tipo di direttiva.

Passare anche solo alla classe E, significa andare ad abbattere del 25% i consumi energetici. Per farlo, sono necessari interventi importanti, come ad esempio la sostituzione degli infissi, il cosiddetto cappotto termico, l’installazione di nuove caldaie a condensazione, ecc. Tutte modifiche che, in qualche modo, non potranno gravare soltanto sulle tasche dei cittadini.

Ecco perché, sicuramente, si preannuncia la necessità di ricorrere ad incentivi importanti e duraturi, che definiscano tutto con il dovuto anticipo e con estrema chiarezza. Proroghe e cambiamenti vari apportati poi in un secondo tempo, si sa, spesso generano soltanto confusione e problematiche.

Pretendere dagli italiani che, nel giro di pochi anni, si accollino questo obbligo di ristrutturazione per adeguarsi alle nuove normative, è certamente impensabile. Ci vorranno, per forza di cose, dei provvedimenti studiati ad hoc che consentano a tutti di poter accedere ad agevolazioni adeguate.

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